Francesco Tabusso, pittore italiano nato nel 1930 e vissuto a Torino, ha dipinto dal 1946 al 2011 esponendo le sue opere in più di 500 mostre collettive e personali in Italia e nel mondo.
L’inventario dei dipinti a olio supera i 2000 pezzi, di difficile stima il numero delle tecniche miste, acquerelli, tempere, chine, affreschi. Qui presentiamo una selezione di opere ad olio, frutto della scelta delle curatrici del Catalogo ragionato che rappresenta e valorizza la poetica pittorica dell’artista. Per una conoscenza più approfondita dell’opera si rimanda al Catalogo ragionato
Le opere degli anni ’50
«L’innocenza, la semplicità, la naturalezza del suo modo di dipingere, dei suoi procedimenti tutti scoperti, mai truccati, riescono a nascondere ogni abilità tecnica, ogni fatica, così che la sua pittura sembra facile facile, sembra un giuoco, un divertimento… e proprio perché manca di ogni ingombrante preoccupazione che potrei chiamare utilitaria, essa entra delicatamente nel magico regno della poesia.»
Felice Casorati, 1956
Le opere degli anni ’60
«Sono storie decisamente nordiche che parlano di baite in montagne, di carnevali rustici, di cacciatori, di nevicate, di corvi, di pastorale appetitose, di maiali bonari e altrettanto appetitosi. […] Tabusso dipinge povera gente, povere cose, povere bestie. Ma non c’è tristezza, non c’è rancore né odio. I suoi montanari, le sue contadinelle, i suoi suini, i suoi cani, i suoi uccelli riescono simpaticissimi, le sue uova al tegamino mettono appetito. Ed è l’opposto del lezioso. I suoi quadri sono virili, sani, pieni di bontà e di vita.»
Dino Buzzati, 1966
Le opere degli anni ’70
«Nella nostra vile esistenza, tanto martoriata e stupida, Francesco Tabusso regala tesori di presepi perenni. Con lui si entra nell’ultimo angolo di quello che fu il paradiso terrestre, quando il corvo e la tigre, il vento e lo sguardo, l’albero e la casa non erano mai nemico , ma consorti.»
Giovanni Arpino, 1979
Le opere degli anni ’80
«Lysandra, Tecla, Susanna, Vanessa ragazze farfalla dagli occhi scuri, a profilo di merlo, guardano incantate il mondo che Francesco Tabusso butta loro intorno, come uno scialle, colorato di terre d’Alta Langa e di Val di Susa, soffice di piume di pernici, gazze, ghiandaie e cardellini. C’è in quei loro occhi lo stupore continuo per una natura che si inventa continuamente, rispettando gli appuntamenti delle stagioni; c’è la malinconia struggente, in quegli occhi, di non poter trasformare in memoria il respiro della terra, il trasalire del cielo, l’esplosione muta di un colore.»
Nico Orengo, 1984
Opere anni Settanta
«Nella nostra vile esistenza, tanto martoriata e stupida, Francesco Tabusso regala tesori di presepi perenni. Con lui si entra nell’ultimo angolo di quello che fu il paradiso terrestre, quando il corvo e la tigre, il vento e lo sguardo, l’albero e la casa non erano mai nemico , ma consorti.»
Giovanni Arpino, 1979
Opere anni Ottanta
«Lysandra, Tecla, Susanna, Vanessa ragazze farfalla dagli occhi scuri, a profilo di merlo, guardano incantate il mondo che Francesco Tabusso butta loro intorno, come uno scialle, colorato di terre d’Alta Langa e di Val di Susa, soffice di piume di pernici, gazze, ghiandaie e cardellini. C’è in quei loro occhi lo stupore continuo per una natura che si inventa continuamente, rispettando gli appuntamenti delle stagioni; c’è la malinconia struggente, in quegli occhi, di non poter trasformare in memoria il respiro della terra, il trasalire del cielo, l’esplosione muta di un colore.»
Nico Orengo, 1984
Le opere degli anni ’90
«È stato scritto che Tabusso è un “pittore che ama l’umanità” e anche che va a cercare “l’intimo delle cose”; qualcuno ha anche parlato di “pittore naïf”; ma non sia questo termine semplificatore inteso come “arte insita” e basta, perché nel suo caso non ci sono solamente idillio naturalistico, la semplificazione degli elementi decorativi che si ripetono (steccato, cavoli, neve), il gusto di raccontare: la sua composizione e i colori vanno ben al di là di una “festosità naturalista” per diventare magica favola cromatica su una lunghezza d’onda misteriosa che provoca tenerezza.»
Mario Rigoni Stern, 1990
Le opere degli anni 2000
«Mi piace pensare che quello di Tabusso sia infatti uno sguardo alla vita, quello canzonatore e insieme romantico di un ragazzo. Un ragazzo che dà appuntamento, nei suoi quadri, ai frammenti dell’immaginario. Allontaniamoci dai preconcetti. Il dipinto è lo specchio della realtà, o almeno di una realtà quella ricostruita dai ricordi, dalla memoria, dalla fantasia, dai sogni, dove le persone, le cose, i paesaggi, gli oggetti si posizionano come per istinto. In ogni tela è contenuta una storia, qualcuna già vissuta, altre ancora raccontare»
Luca Beatrice, 2009